Philiph Roth è indubbiamente un grande scrittore. "La macchia umana"
è costruito come un meccanismo perfetto. I personaggi sono descritti
alla perfezione, la trama è un incastro fluido in cui ogni cosa va al
suo posto al momento giusto. Il linguaggio è usato con proprietà e
leggerezza (questo grazie anche alla buona traduzione).
Eppure.
Eppure non mi è piaciuto molto, non è scattato il meccanismo
dell'identificazione. Questo professore del New England, inquisito per
una frase ritenuta a torto razzista, che nasconde da cinquant'anni un
segreto inconfessabile ed è travolto da un ambiente meschino e da un
carattere troppo orgoglioso, che ritrova se stesso in una relazione con
una ragazza molto più giovane, non è riuscito a acchiappare il mio
interesse. Probabilmente non è colpa di Roth, che è stato bravissimo,
ma della troppa distanza fra me e il personaggio. Bello ma freddo.