Cosa hanno in comune il Montana e la Groenlandia? Cosa pensava
l'abitante dell'isola di Pasqua che ha tagliato l'ultimo albero?
Jared
Diamond non ha paura delle domande. Lo ha dimostrato del suo "Gun,
Germs and Steel" che ha vinto il Pulizer e lo conferma in questo "Collapse: How Societies Choose to Fail or Survive".
Dopo un libro straordinario come il primo (che ho letto e commentato
qui) il secondo è altrettando ambizioso ma un po' meno convincente. JD
analizza le società del passato che sono scomparse e utilizza le sue
cospicue abilità analitiche per ipotizzare una spiegazione, che di
riffa o di raffa ha sempre a che fare con problemi ecologici.
I polinesiani di Pasqua hanno tagliato tutti gli alberi, così come quelli di Mangareva, i Vichinghi in Groenlandia sono stati emarginati economicamente e poi spazzati via dall'irrigidirsi del clima. I Maya e gli Anasazi sono
stati distrutti da deforestazione e pressione malthusiana sulle
risorse, gli stessi ruandesi sono stati portati dalla sovrappopolazione
in una situazione in cui è stato facile a leader assassini persuaderli
al genocidio. Non mi dilungo nella recensione perché ce ne è una ottima di Gladwell (quello di Blink) sul New Yorker, che mi è stata segnalata dal dr. Psycho.
La tesi di fondo del libro è che dobbiamo stare attenti perché le
catastrofi si preparano lentamente ma arrivano velocemente, e sono le
circostanze, e non la stupidità delle persone, che creano il collasso
delle civiltà. In fondo Vichinghi e Polinesiani erano persone come noi,
e sono stati condannati da cose fuori dal loro controllo diretto (il
clima per i Vichinghi, la fragilità delle foreste sull'isola per gli
abitanti di Pasqua). Anche se non si è d'accordo con l'impostazione
ambientalista, la parte che descrive le antiche civiltà e la loro
corsa verso la distruzione è assolutamente affascinante (JD sa
scrivere, eccome).