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In uno degli ultimi libri di David Leavitt, non mi ricordo quale, il
personaggio è un giovane scrittore, che a suo tempo ha avuto un
racconto pubblicato dal New Yorker. Quando va alla rivista per parlare
con gli editor vede sulla parete di un ufficio una lista di frasi dopo
le quali si può già abbandonare la lettura del manoscritto. Purtroppo
non me le ricordo. Però ho sposato in pieno quest'abitudine: quando
trovo qualcosa di intollerabile smetto immediatamente di leggere.
Chiaro che quello che è intollerabile per me può essere delizioso per
altri.
Credo che questo mi aiuti a spiegare il mio atteggiamento nei confronti della critica. Personaggi molto più autorevoli, colti, intelligenti di
me hanno commentato sulla contrapposizione fra critico professionale e
critico amatoriale. Sono abbastanza d'accordo con tutti, certo il
critico è pagato e quindi è professionale (dove l'ho già sentita?) e
ovviamente no alla retorica dell'uomo qualunque. Però.
Però, credete che sarò indotto a leggere
Moresco e Pincio, sapendo che l'uno supera il postmoderno e l'altro
scrive storie ucroniche? Ecco: su una parete di casa mia ho
appena scritto ucronico in una lista che già comprende sovrastruttura e
silenzio assordante. E sapete cosa vuol dire.
9:36:15 PM
Bel post? Si No
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