Se hai uno o più figli già conosci le proprietà miracolose di televisione e videogame. Quei cosi urlanti che non c'è modo di silenziare o fermare, a meno di utilizzare metodi da istitutori vittoriani, improvvisamente si spengono e tu puoi prendere un caffè in pace o (addirittura) schiacciare un pisolino. E' ovvio che ogni rosa ha le sue spine e il contrappasso è il senso di colpa di stare rimbecillendo i tuoi figli.
Steven Johnson, con il suo "Everything Bad Is Good for You" ti viene in soccorso. La televisione e (soprattutto) i videogame non stanno rimbecillendo te e i tuoi figli, ma vi stanno rendendo più intelligenti. Le trame si fanno più complicate (provate a riguardare un vecchio episodio di Happy Days), ci sono sfide cognitive sempre più impegnative perché lo spettatore si è abituato a decodificare le trame e l'industria ha interesse a riproporre spettacoli con più piani di lettura in modo che tu sia invogliato a comprare il DVD per rivederteli.
In particolare i giochi (specie quelli di avventura, e quelli strategici) spingono a risolvere problemi complessi, lo stesso cinema predilige trame complesse e intricate (basta pensare a Matrix o al Signore degli Anelli) e doppie letture (Il Sesto Senso). Johnson non ha tutti i torti, anche se il suo tentativo di rivalutare persino i reality, dicendo che ci vuole intelligenza emotiva per capire il funzionamento dei rapporti fra i personaggi mi sembra una chiarissima esagerazione. Al solito, in questo genere di libri, il crinale fra l'ovvietà e la panzana è difficile da tenere. Mi sembra che pur con qualche occasionale caduta da una parte e dall'altra in questo caso ce l'abbiamo fatta. Interessante.