Momoblog
Il mio web log in italiano

 

Massimo Morelli's Weblog

martedì 30 gennaio 2007
 

Talvolta un libro colpisce e non si sa perché. "Danny l'eletto" di Chaim Potok avrebbe tutto per essere un libro noiosissimo. E incentrato sul rapporto fra due padri e due figli, in un ambiente che per Reuven è molto religioso, per Danny del tutto fanatico. I due ragazzi si conoscono perché Danny ferisce Reuven in una partita di Baseball. I due crescono assieme nonostante il fanatismo del padre di Danny crei non pochi problemi alla loro amicizia, e si dimostrano ragazzi eccezionali, tirati su due gioielli dalla religione dei padri. E Potok non è affatto ironico, ci crede.

Eppure, nonostante questo fardello moraleggiante, il libro è stranamente poetico. Benché mi chiedessi quasi ad ogni pagina che cosa aveva questa storia per affascinarmi, il fascino c'era, e me lo sono letto con grande piacere. Ah, quasi dimenticavo, i ragazzi sono ebrei e Danny è uno Chassid,  predestinato nella sua comunità a diventare Tzadik (da qui il titolo).




12:00:02 AM      comment []

domenica 28 gennaio 2007
 

Oggi non puoi perderti bellissima foto che Cassini ha scattato alla misteriosa luna Hyperion. Chissa se nel fondo dei suoi misteriosi crateri si nasconde lo Shrike [APOD].


12:46:08 PM      comment []

giovedì 25 gennaio 2007
 

Il Go è un gioco molto bello. Purtroppo non lo conosco molto bene, o per meglio dire so a malapena le regole e ho giocato qualche pessima partita. E' anche un gioco molto difficile da giocare al calcolatore, perché ci sono molte scelte ad ogni mossa e non è facile valutare una posizione (può sembrare di essere in vantaggio e poi la situazione si ribalta). Stasera leggo online su Economist (il numero che non mi è ancora arrivato su carta) delle ultime novità nel campo dei calcolatori che giocano a Go.

Sembra che il modo migliore che si è trovato finora di giocare sia a caso. Da una particolare posizione si simulano un gran numero di partite e si fa la mossa che statisticamente ne fa vincere di più. E' una applicazione del Metodo Montecarlo (inventato da Stanislaw Ulam durante il Progetto Manatthan). Che ci sia una componente stocastica nell'intelligenza è un'ottima notizia: forse si può essere geniali anche procedendo a caso. C'è speranza per l'Italia.


11:24:18 PM      comment []

mercoledì 24 gennaio 2007
 



Aggiornamento: evidentemente in quel di Suviana deve essere piovuto più che in città, dato che è stata sospesa solo la nostra partita. Alla prossima!


8:53:20 AM      comment []

domenica 21 gennaio 2007
 

Dopo Cesare torna anche Floria/Lorenza. Carlo si è rifatto vivo (qualcuno gli aggiusti i commenti). Adesso rivogliamo anche Delio.


11:48:33 AM      comment []

Avevo già letto un paio di libri di James Ellroy parecchi anni fa. Non mi erano piacuti molto, perché non capivo la necessità di ambientarli nella Los Angeles degli anni '40, cosa che li rendeva di fatto delle imitazioni dei libri di Raymond Chandler. Però credo che prima o poi andrò a vedere il film (anche se De Palma non mi fa impazzire) quindi era il momento di leggere quello che viene definito come il suo capolavoro: "La Dalia Nera".

E' la storia di due poliziotti ex pugili, Dwight e Lee e delle indagini per risolvere il mistero dell'assassinio di un'aspirante attricetta, Elisabeth Short. L'omicidio della Short è una storia vera, uno dei più famosi delitti irrisolti della storia della California. I metodi violenti della polizia, le ragioni dei personaggi, la brutalità dell'omicidio, le ossessioni di Dwigth e Lee si intrecciano per costruire una trama che tiene in ballo decine di personaggi con una spettacolare opera di equilibrismo.

Normalmente non mi piacciono le trame complicate e non reggo i colpi di scena a ripetizione, ma qui funzionano e riescono a farmi dimenticare l'ambientazione ancora una volta artificiale (purtroppo ho letto Chandler) che temo renderà il film una schifezza. Anche perché Hollywood farà carne di porco della splendida trama a incastro che Ellroy ha costruito con tanta fatica (belle attrici, però). Gran bel libro.




10:35:58 AM      comment []

giovedì 18 gennaio 2007
 

Compro raramente il giornale di carta, quello che compro di solito è Repubblica. Sarei tentato di cambiare (assomiglia sempre di più a Novella 2000) ma il principale candidato alla sostituzione un tempo (non so se anche oggi) faceva scrivere articoli ad Alberoni. Oggi, come contorno ad una storia spiacevole (la pubblicazione di una lettera privata di Lia che non conosco personalmente ma leggo con piacere da tempo), scopro che un personaggio come questo è addirittura vicedirettore. Come dice il saggio, concorrenza al ribassissimo.


12:04:46 AM      comment []

mercoledì 17 gennaio 2007
 

Stasera stavo leggendo una storia ai bambini in cui ad un certo punto c'è una nave. Cominciamo a parlare della distinzione fra prua e poppa:
Io: "Dovete abituarvi ai termini marinari, che prima o poi leggeremo Moby Dick. Tu lo sai cos'è Moby Dick, vero?"
Ele (10): "E' il papero con il mantello?"
Fede (6): "Ma no! è la balena bianca!" (un punto per lui)
Ele: "E chi l'ha scritto, Moby Dick?"
Io: "Herman Melville"
Ele: "E' mai possibile che tutti i libri e i film importanti li ha scritti un inglese o un americano?"
Io: "Non è mica vero. Per esempio sai chi ha scritto Pinocchio?"
Ele: "..."
Io: "Carlo... Carlo Co..."
Ele "CARLO CONTI!!"

Maledetta televisione.


9:49:02 PM      comment []

martedì 16 gennaio 2007
 

"The Affluent Society" è stato scritto da J.K Galbraith nel 1958. E' stato un libro molto influente, non fosse altro che per l'aver coniato il concetto di "Conventional Wisdom". La tesi del libro è (grosso modo) che l'economia sviluppata in tempi di carenza, non è più adatta a spiegare il mondo in tempi di abbondanza. In particolare mette in luce parecchie incongruenze del modello economico che mira a massimizzare la produzione (e non per esempio la sicurezza), mentre si producono beni che solo grazie al lavoro instancabile di persone di grande talento riusciamo a farci convincere essere necessari.

La teoria economica convenzionale è piena di contraddizioni (vorrebbe farci credere che non c'è distinzione fra il desiderio del pane per i figli e quello per un iPhone) e queste sono messe in luce nel modo più sarcastico possibile. Non saprei dire quanto le tesi economiche di JKG abbiano resistito la sfida di questi cinquant'anni (questa edizione però è stata rivista nel '98). Certo è che sento la mancanza di polemisti che sappiano scrivere così bene. Il sarcasmo è affilato e per il modo elegante in cui vengono presentate, certe stoccate sono ancora più efficaci. Oggi il dio mercato è adorato come allora e anche di più, forse bisognerebbe ritirare fuori questo libro e ridiscuterne.

"[..] an understanding of our economic discourse require an appreciation of one of its basic rules: men of high position are allowed, by a special act of grace, to accomodate their reasoning to the answer they need. Logic is only required in those of lesser rank."




9:01:45 PM      comment []

domenica 14 gennaio 2007
 

Massimo mi chiede di definire cos'è un blog in meno di 2000 battute. Io le battute le conosco poco, ma questo post l'ho già fatto, il 03-03-03. E la mia definizione evidentemente ha retto bene questi quattro anni, perché non è molto diversa da quella dell'uberblogger. La riporto qui:

I weblog non sono la prima comunità virtuale su Internet. Ci sono i forum, c'è USENET, ci sono i posti dove si chatta, ci sono persino giochi di ruolo multigiocatori e massivamente multigiocatori. Ognuno ha la sua variante, nel tempo li ho frequentati tutti (esclusi i giochi di ruolo che richiedono una quantità di tempo mostruosa) più che altro come osservatore ozioso e fulmineamente annoiato.

Eppure sono già quasi dieci mesi [nota 2007: sembrava tanto, doh!] che ho un weblog, e posto quasi tutti i giorni. Riflettevo su queste cose osservando l'entusiasmo di 3G, che pure non è un ragazzino ;) e le discussioni fin troppo intelligenti di Gino Roncaglia, Paolo Valdemarin, Cesare Lamanna e altri.

Oggi arriva la newsletter di Joel Spolsky, che fa il programmatore ma che scrive meglio del 90% degli scrittori. Per parlare del forum che ha progettato sul suo sito come al solito la prende piacevolmente alla larga e tira in ballo un sociologo che con una certa dose di Alberonite (cioè teorizzando l'ovvio) ha sottolineato l'importanza del terzo posto.

Il terzo posto (dopo casa e lavoro) è quello dove si va e si cazzeggia tra amici. E' importante avere abbondanza di terzi posti per la propria sanità mentale e per evitare di finire rincoglioniti con il telecomando in mano. E' la voglia di terzo posto che ci fa amare telefilm insulsi:

Make a coffee shop without very many chairs, as Starbucks does, and people will carry their coffee back to their lonely rooms, instead of staying around and socializing like they do in the fantasy TV coffeehouse of "Friends," a program we watch because an ersatz third place is less painful than none at all.

E' la mancanza di un terzo posto che spinge i giovani programmatori americani a stordirsi di lavoro:

People graduate from college, move across country to a new place where they don't know anyone, and end up working 12 hour days basically out of loneliness.

Joel poi passa ad analizzare perché le varie comunità virtuali non funzionano bene come terzo posto e come la progettazione del software può fare molto per migliorare o peggiorare la terzopostità di una comunità virtuale. Poi finalmente comincia a parlare del suo software ma qui la cosa si fa per me (per noi) meno interessante, anche se sempre godibilissima (lui è un grande).

Ecco, se devo dire qual'è il motivo per cui la comunità blog non mi annoia, è che è un buon terzo posto virtuale. Certo non è come uno reale, quindi se potete spegnete il pc e andate a bere un bicchiere di quello buono con gli amici, ma non si sa mai, magari due fette di salame e un bicchiere di rosso un giorno ce le facciamo [nota 2007: ce le siamo fatte].


6:42:42 PM      comment []

venerdì 12 gennaio 2007
 

E' uscito in dicembre uno studio di alcuni climatologi americani (usa e canada), che prevede un sostanziale declino del ghiaccio artico. Le simulazioni prevedono, in alcuni casi, un veloce calo della massa del ghiaccio intorno al 2040. Gli stessi autori mettono in guardia dal considerare le loro previsioni come oro colato (molto si sa dell'inaffidabilità dei modelli al calcolatore). D'altra parte l'unico modo di non sbagliare le previsioni è il non farle.

Siccome non ho ancora notato questa notizia sulla stampa italiana (potrei chiaramente sbagliarmi dal momento che non guardo quasi la TV e leggo pochissimo i giornali) e esiste una lunga tradizione di sciocchezze scritte su questo argomento, consiglio l'eventuale intraprendente giornalista di saccheggiare l'ottimo articolo di RealClimate dove uno degli autori spiega in linguaggo comune che cosa dice veramente lo studio [RealClimate].
http://blog.morellinet.com/images/ghiacciPolari.GIF


10:01:08 PM      comment []

mercoledì 10 gennaio 2007
 

Quando avevo vent'anni uscivo in ballotta coi ragazzi del bar. Capitava che il sabato sera si andasse al cinema e non sempre potevo far prevalere il mio buon gusto geek che prevedeva (prevede?) film di fantascienza il più tecnici possibile. Una sera la maggioranza si impuntò per vedere un film francese, di quelli in cui coppie problematiche discutono problemi esistenziali fra nuvole di fumo, ovviamente antitetico rispetto ai miei gusti.

Con una manovra bieca e scorretta ottenni almeno di chiedere a qualcuno che usciva com'era il film. Scegliendo con accuratezza la coppia da interrogare ottenni questa risposta:
"Se sei allegro e vuoi deprimerti entra pure, se sei triste rischi il suicidio"

Siamo poi andati a vedere qualcos'altro. Non ho mai più visto il film in questione, senonché mi è rimasto in mente il titolo, perché era qualcosa relativo ad un fenomeno admosferico assurdo, una roba che quando guardi il sole un attimo prima che tramonti questo diventa verde. Una cazzata da film francese, naturalmente.

Oggi curiosando per wikipedia, una delle mie certezze di gioventù crolla: il raggio verde esiste!
Sta a vedere che il film era un capolavoro.




11:03:04 PM      comment []

martedì 9 gennaio 2007
 

Durante le feste ho letto "L'ombra del vento" di Carlos Ruiz Zafón. Il romanzo è la storia di Daniel, un ragazzo orfano nella Barcellona franchista degli anni 50 che legge un libro misterioso e decide di scoprire tutto quello che può sull'altrettanto misterioso autore. La storia comincia a mescolarsi con la realtà, e la dittatura fascista non è il regime ideale per chi (a un certo punto della storia) si mette in mezzo alle vendette di un ispettore aguzzino e torturatore.

La trama è intricata e ha un sapore antico. Gli intrecci dei personaggi richiamano il romanzo d'appendice e le storie di amore e morte, le fortune e sfortune di antiche famiglie, i colpi di scena con personaggi che si scoprono essere collegati in modo inaspettato richiamano romanzi di centocinquant'anni fa. Ma come dice il maestro Miyagi sono questi gli ingredienti delle grandi storie. E' difficile ripercorrere vecchie strade e Zafón fallirebbe senza dubbio (nella parte centrale il libro è un vero e proprio feuilleton) se non fosse che mantiene sempre una certa ironia, specie nell'improbabile personaggio di Fermín. Tutto sommato un buon libro, grazie anche all'ambientazione in una Barcellona tetra e diversissima da quella di oggi.




6:44:22 PM      comment []

domenica 7 gennaio 2007
 

Sono molto meravigliato di trovare interessante l'intervista ad un ministro (di solito è già uno sforzo arrivare in fondo). E' quella a TPS sul Correre. La sua critica della rendita mi ricorda qualcuno.


5:06:09 PM      comment []

venerdì 5 gennaio 2007
 

Nelle cose che leggo ultimamente, salta fuori spesso il concetto di libero arbitrio. Leggo con divertimento gli scambi di lazzi fra Scott Adams (quello di Dilbert) e i suoi commentatori sul suo blog. Su Economist c'è stato un bell'inserto (qui un assaggio) nel numero di natale che grazie alle poste italiane leggo in gennaio (che non siamo un paese civile è il tema per un altro post).

Oggi ho letto il bell'articolo del NYT (ovviamente a nessuno da noi lascerebbero scrivere un articolo del genere, i filosofi che hanno accesso ai giornali sono confinati a scrivere stupidaggini). Dulcis in fundo sono arrivato alla pagina di Wikipedia che è molto dettagliata (anche se non chiarissima). Ma Adams rimane il migliore.


10:07:20 PM      comment []

giovedì 4 gennaio 2007
 

Tutti i triangoli sono equilateri. (la soluzione qui) [Mathematik.com, Wikipedia].

Aggiornamento: Dr Psycho mi fa notare che la falsa prova è attribuita a Lewis Carroll. Due colpi di google e la cosa è confermata.


6:44:44 PM      comment []


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Last update: 30/01/2007; 0.00.25.