Il più grande problema di "The Collapse of Chaos" è il carattere oftalmico in cui è scritta l'edizione che ho incautamente comprato. Credo di non aver mai letto un libro scritto in caratteri così microscopici, cosa che ne ha ovviamente rallentato molto la lettura. Jan Stewart e Jack Cohen affrontano (anche) in questo libro il problema del riduzionismo. La scienza è molto brava a trovare come funzionano le cose riducendole all'interazione delle loro parti. E' ovvio che il sistema funziona molto bene, ma non per tutto (in particolare non nei fenomeni emergenti).
Il modo di superare il riduzionismo (secondo JS e JC) non è quello di abbandonarlo per fare riferimento a new age o religione (avrei bruciato il libro nella stufa), ma assecondare al potere della riduzione quello dell'influenza del contesto. La trattazione del libro è allora divisa in due parti, la prima che segue il cammino della scienza tradizionale con i suoi successi e i suoi problemi, la seconda che fa entrare nel discorso il potere del contesto, con le sue implicazioni su quanto presentato fino a quel punto.
Ho trovato il libro forse eccessivamente ambizioso (e sconfinante nella filosofia) e non sempre condivisibile, ma discretamente ragionevole e molto stimolante. Il fatto stesso che sia riuscito a terminarlo (sia pure in molte settimane di lettura) nonostante la stampa in caratteri microscopici significa che il voto complessivo è piuttosto alto.
Il seguito di questo libro (del 1994) è "Figments of reality" che ho commentato qualche tempo fa.