Il secolo XIX, Parigi, il Risorgimento, la Comune, il razzismo, i falsi, la psicanalisi. Non è che Eco si fa mancare gli argomenti nel suo "Il Cimitero di Praga". Il protagonista è Simonini, un falsario che entra alla Forrest Gump negli avvenimenti principali della seconda metà del secolo. C'è il solito sfoggio di erudizione di Eco (che bisogna sopportare con pazienza, eventualmente usando Wikipedia), c'è un'ironia che a volte funziona bene (nelle parti migliori del libro) altre meno. Al solito Eco avrebbe bisogno di un editor con le palle che lo costringesse a tagliare un bel po' perché così il libro non è male ma si fa una bella fatica ad arrivare in fondo.
L'ho apprezzato un po' di più perché contemporaneamente stavo leggendo anche quello di Mosse. E l'uno rafforza l'altro, perché effettivamente il razzismo è una cosa pericolosa ma le sue argomentazioni sono ridicole, i suoi documenti sono falsi, i suoi pregiudizi sono apertamente contraddittori.
Eco dice che, a parte Simonini, gli altri protagonisti della vicenda sono veri. C'erano giornali che scrivevano cose false e disgustose, c'erano millantatori che raggiungevano un successo enorme, credenze assurde, cerimonie squinternate, politici ridicoli, servizi segreti da operetta.
Tutto come oggi.

11:38:17 AM
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