Anche per una persona consciamente razionalista
non è facile vincere l'impulso alla superstizione. Ancora
all'università (quando già da anni avevo rinunciato al soprannaturale)
facevo una fatica incomprensibile ad abbandonare le superstizioni da
esame. E ci sono voluti altri anni per abbandonare completamente le
terribili superstizioni sportive (il fatto che l'Italia vinca o perda
non in realtà ha nessun rapporto con la particolare poltrona su cui sto
seduto). E' quasi un bisogno fisico, difficile da vincere. La
spiegazione che avevo trovato era che una mente incline alle
superstizioni abbia un diretto vantaggio evolutivo, per esempio nel
rendere più compatte le tribù di cacciatori/raccoglitori attraverso la
creazione della religione (idea che ho preso dalle mie letture
giovanili, credo da Monod).
Adesso mi sono fatto un'idea diversa. Sto leggendo con grande interesse il libro "On Intelligence"
di Jeff Hawkins. Il libro si propone come una spiegazione
rivoluzionaria di come funziona il cervello e di come dovrebbe fare il
software per imitarlo e diventare realmente intelligente. Hawkins dice
(fra le altre cose) che il cervello è una macchina per fare previsioni.
Ad ogni livello sensoriale il cervello fa una previsione sul futuro e
si costruisce un modello che cerca di vedere confermato istante per
istante. Non ho qui lo spazio per riportare tutte le argomentazioni di
Hawkins ma posso dire che sono convincenti.
Pensate a quando state aprendo la porta di casa: vi aspettate la solita
porta, la solita maniglia, la solita chiave che apre sempre nello
stesso modo. Qualsiasi differenza viene immediatamente notata, anche
minima, come una resistenza maggiore o un colore diverso o un cigolio o
addirittura una diversa scabrosità della maniglia. Oppure quando
ascoltate un CD ben noto, alla fine di un brano il cervello vi propone
le prime note della canzone successiva. Il cervello funziona così, si
fa automaticamente un modello del mondo, senza che dobbiate nemmeno
pensarci, e se tutto è confermato nemmeno vi disturba.
Questo spiega secondo me (se è vero) perché la superstizione è così potente. E' automatico che il cervello elabori che se Fantozzi stava bevendo Bertier
nel momento che ho vinto alla roulette devo continuare a fargli bere
Bertier per tornare a vincere. Ecco perché la superstizione è difficile
da sradicare: suona giusta, il cervello ti dice "ma sei proprio sicuro?
come puoi veramente sapere che la Bertier non c'entra?". Non so
se il libro terrà fede alla sua promessa di essere rivoluzionario,
(sono solo a metà) ma mi ha già conquistato, dando una spiegazione
plausibile ad un fenomeno che non capivo.