Io quando Bettega ha segnato,
dopo il colpo di tacco di Rossi, dormivo. Succede che la partita
cominciava all'1.15 di notte, mio padre non è riuscito a svegliarmi, e
così non me la sono vista. Una delle più belle partite della storia
della nazionale, dicono, in quel mondiale Argentina '78. Sono rimasto
arrabbiato con papà per settimane.
Non che non si sapesse, in Argentina c'era la dittatura, ma noi
tredicenni eravamo molto più concentrati sul pallone. Invece, leggendo "Le irregolari, Buenos Aires Horror Tour",
di Massimo Carlotto, arrivato al capitolo in cui racconta che per
"pacificare" il paese prima del mondiale la dittatura diede un
ulteriore stretta alla terribile repressione, mi sono ricordato di
quella rabbia per quel gol non visto, mentre ragazzi poco più grandi di
me morivano a migliaia. E mi sono vergognato.
Il libro racconta del viaggio di Carlotto in Argentina, dove lo
scrittore si rende conto di essere parente di una delle Madri di Plaza
de Majo, Estela Carlotto.
Queste donne sono ormai le uniche a mantenere il ricordo dei loro figli
uccisi, dei loro nipoti rapiti, e di chi sono i carnefici, mai puniti. Il libro è pieno dell'indignazione per questi terribili
crimini, ancora più terribili perché nessuno all'epoca aiutava questi
poveretti, nemmeno la chiesa, che nelle sue alte gerarchie appoggiava
spudoratamente il regime (o almeno così dice Carlotto, e io gli credo).
Magari non è un granché dal punto di vista letterario, ma è riuscito a
farmi sentire in colpa per un gol di Bettega che non ho visto.