Ho pensato di tacere, ma poi ho cambiato idea, non è giusto. Chissà quanti altri sono come me, può far piacere ritrovarsi.
Tutti maschi ovviamente. Sono cose che una donna non può nemmeno capire, forse è scritto nel nostro dna, quello di scimmioni violenti pronti a cedere agli istinti. In fin dei conti non è passato molto tempo da quando usavamo la clava, i continenti si sono mossi a malapena.
Insomma lo dico: ogni tanto leggo libri di storia militare. Lo so è una cosa orribile, lo riconosco.
Che poi insomma, è anche sgradevole, chi viene a casa e vede sulla libreria "Storia militare della seconda guerra mondiale", Von Clausevitz e Sun Tzu comincia a guardarmi male e cercare busti del duce e ritratti di Condoleeza Rice sulle mensole.
Come ho preso questa perversione è una storia lunga, che passa Civilization II ai libri di Clancy e che non interessa a nessuno, come l'adolescenza pipparola del pornografo.
Ve lo racconto perché mi sono letto "La Maschera del Comando", un libro di John Keegan (che non è il fratello del calciatore Kevin). K. è uno storico della guerra, inglese, che a parer mio scrive bene (ho letto altri libri suoi) e anche in questo caso non se la cava malaccio.
K. cerca di interpretare la psicologia di personaggi storici (Alessandro, Wellington, Grant e Hitler) e il loro stile di comando. Il Fil Rouge del libro è la risposta alla domanda "il comandante deve stare davanti assieme ai suoi uomini?". Per Alessandro la risposta è "sempre", per i due generali anglosassoni è "qualche volta", per Hitler è "mai".
Mi è piaciuta soprattutto la rievocazione di Grant, che nella vita civile era praticamente un fallito totale, e che invece attraverso la guerra è diventato persino presidente (un po' come Bush, con la guerra al posto del papà). Grant aveva abbandonato la carriera militare (nonostante gli promettesse carriera sicura, essendo uno dei pochissimi diplomati a West Point) dopo la guerra con il Messico, che riteneva ingiusta, prevaricatrice e colonialista. Solo lo scoppio della guerra di secessione lo richiamò al suo destino di figura storica.
Spicca la mancanza di Napoleone, che evidentemente non deve stare molto simpatico a Keegan (fra tanti ha scelto proprio Wellington) o forse perché era un doppione di Alessandro, più o meno.
In definitiva direi che è un libro che può piacere agli amanti del genere (uno zillesimo della popolazione mondiale, per fortuna).