Non compro più il giornale da un po' di tempo, non ho più voglia di leggerlo. La domenica qualche volta invece compro Repubblica per leggere "Sette giorni di cattivi pensieri" di Gianni Mura e sfogliare un po' il resto. Oggi, mentre leggevo distrattamente, mi è saltato l'occhio sopra un articolo di Giampaolo Visetti sulla tragedia di Chernobyl, capitata giusto vent'anni fa.
Naturalmente sono consapevole che i giornali italiani tendono ad esagerare le cifre, ma quando ho letto che l'incidente "causò un'esplosione 500 volte più potente della bomba di Hiroshima" mi sono cadute le braccia (e non per colpa delle radiazioni). La bomba di Hiroshima era da 13 Kilotoni, quindi Visetti parla di un'esplosione da 6,5 Megatoni (per calcolarne l'effetto vedere qui). Tutte le altre cifre dell'articolo sono sicuramente gonfiate (a un certo punto si parla di 600.000 morti) ma non mi va di controllare, se volete leggere qualcosa di corretto sull'incidente l'articolo di Wikipedia è (almeno) dieci volte meglio. Ormai a sostenere che tutti i giornalisti controllano quello che scrivono ci sono rimasti solo i troll nei commenti di Mantellini.
La tesi di Thomas Friedman, nel suo "The World is Flat" è molto semplice. La globalizzazione è il Bene, a meno di guerre atomiche o catastrofi ecologiche è inevitabile e il capitalismo è meraviglioso. Dal fatto che i commercialisti americani fanno compilare le denuncie dei redditi dei loro clienti in India deduce che ormai chiunque voglia può partecipare alla festa. Cosa stai aspettando, alzati da quella sedia e vai in Angola a fondare un'impero economico.
Che poi la tesi sarebbe in molte parti condivisibile, è la mancanza sottigliezze che la rende a tratti irritante. Friedman ha una spiegazione per tutto, dall'undici settembre alla caduta del muro di Berlino. Einstein diceva che bisogna rendere la fisica il più semplice possibile, ma non di più, e credo che il suo detto si applichi a maggior ragione al funzionamento del mondo che è molto più complicato della fisica. A un certo punto tira fuori la storia della gazzella e del leone(*) e sono stato tentatissimo di abbandonare tutto.
Non vorrei però dare una impressione completamente negativa. La scrittura di Friedman è energetica e piacevole e fortunatamente il nostro si distacca dalla tesi neoliberista-panglossiana cercando di introdurre correttivi per alleviare i disagi dovuti ad outsourcing e licenziamenti facili ( "Compassionate Flatism", lo chiama). E' solo che, volendo scrivere un bestseller, non può usare concetti complicati. Però esagera.
(*) mi sono ripreso ricordando la scenetta di Aldo Giovanni e Giacomo ("non è importante che tu sia un Armadillo o un Pavone..")