Sotto la spinta delle ultime letture mi sono letto "Apologia di un matematico", un classico (1940) di G.H.Hardy.
E' un libretto che viene sistematicamente citato in tutte le biografie
di matematici. Si legge in un soffio ed è abbastanza toccante. Hardy
giunto alla fine della sua vita creativa racconta cosa significa essere
un matematico e perché la matematica è bella. La bella matematica può
essere anche semplice (qui dueesempi) e non deve essere necessariamente utile, anzi Hardy si piccava che la matematica in cui lui eccelleva (la teoria dei numeri)
fosse completamente priva di applicazioni pratiche. Non è che sia
proprio (più) vero ma il punto è segnato. Hardy era anche un grande
appassionato di Cricket e uno strano ateo, che combatteva dio invece di
ignorarlo. Interessante.