Avevamo lasciato Asher Lev esiliato dalla sua comunità ebrea ortodossa perché aveva osato dipingere una crocifissione, in "The Gift of Asher Lev" il pittore torna a Broolkyn per i funerali dello zio e scopre che la comunità vuole qualcosa da lui, qualcosa che il messianico Rebbe fa trapelare lentamente e che Asher fa molta fatica ad accettare. Il libro è centrato (come il primo) sulla lotta interiore fra l'artista e il membro fedele di una comunità.
Non so da dove venga il fascino in questi libri, sarebbe interessante scoprirlo. Ancora una volta mi ritrovo a leggere delle beghe interne di un movimento di fanatici religiosi, per di più un seguito (e io non amo i seguiti). Inoltre questo libro ha una copertina orrenda e sbagliata (Asher è disegnato senza barba) e il colpo di scena finale (se di colpo di scena si può parlare) si capisce a metà del libro.
Però non smetterò di leggere i libri di Potok finché non li avrò letti tutti.