C'è un certo numero di autori di cui leggo i libri appena escono.
E' un circolo molto ristretto (tendo a stancarmi) che varia nel tempo.
Umberto Eco gode di questo dubbio onore, quindi mi sono portato in
montagna "La misteriosa Fiamma della regina Loana".
Vorrei che mi perdonaste un piccolo paragone calcistico. Sacchi è stato
un grandissimo allenatore, forse uno dei più grandi, eppure la sua
nemesi è sempre stata quella di dover dimostrare di essere più
intelligente degli altri. Per questo litigò con Van Basten (mentre il
compito di un allenatore di Van Basten avrebbe dovuto essere soltanto accendere un cero alla Madonna) e
per questo ai mondiali del 94 fece giocare Signori tornante, quando
Signori da centravanti segnava anche col naso.
Per me Eco è così, e sono certo che le parti del suo libro che sembrano
ad un lettore ingenuo (io) come deliri da crisi di astinenza (sul
genere del "Pasto nudo" di Burroughs) non sono altro che coltissimi
riferimenti incrociati e raffinatissimi virtuosismi stilistici. Ma il
mio segreto è che ormai quei pezzi li riconosco e salto. Ho quindi
apprezzato le parti meno sacchiane (dividendo il libro in
quattro parti direi la prima e la terza) dove ci si occupa meno dei
significati semiologici di Flash Gordon e più della psicologia dei
personaggi e della storia. In una classifica ideale dei romanzi di Eco lo metterei
all'incirca vicino a Baudolino, bronzo a pari merito dietro i due
migliori: il Pendolo di Focault (che pur aveva le sue pagine incomprensibili) e il Nome
della Rosa. Molto staccato il sacchianissimo L'isola del giorno prima.