Qualche settimana fa raccontavo ad un amico del mio intervento al Citizencamp, in cui (mentre parlavo con Massimo di Coda Lunga) ho esposto (molto male) la mia idea che le reti sociali attraverso internet siano l'inizio di qualcosa di importante che però siamo incapaci di prevedere, così come i pesci del Devoniano, uscendo dal mare, non sapevano se sarebbero diventati cammelli, coccodrilli o persone.
Il mio amico mi ha detto che anche Baricco, nel suo "I Barbari" ha una teoria simile, quindi mi ha prestato il libro che ora ho letto. Ho un buon ricordo delle apparizioni televisive di Baricco, e non mi dispiacciono i suoi articoli. I suoi romanzi però sono fatti evidentemente per un pubblico diverso da me perché ne ho letto qualcuno dietro segnalazioni entusiaste e ne sono rimasto deluso.
La teoria di Baricco, in questo saggio, è che lo scarso successo delle attività culturali complesse (dal buon vino, alla buona musica, ai buoni libri) è dovuto ad una mutazione antropologica della società che porta ad preferire l'esperienza di più cose superficiali che un numero forzatamente ridotto di cose complesse per le quali è necessario un lungo apprendistato. Descrive la mutazione con la metafora di creature terrestri che non capiscono quei loro simili a cui stanno spuntando le branchie, una sorta di contrappasso ai pesci del Devoniano.
La teoria è interessante e argomentata con bravura, ma non molto convincente. Intanto Baricco taglia spesso testa e piedi ai fatti per costringerli nel letto di Procuste della sua teoria (si vede nella sua trattazione di internet, ma anche sul vino avrei qualcosa da dire). Inoltre il fatto stesso che ciò che ora è colto un tempo era popolare dimostra semmai che questo fenomeno di trasformazione c'è sempre stato. Potrei sbagliarmi, come sociologo non sono un granché. Però il libretto è scritto bene (anche se in stile troppo ammiccante) e si fa leggere volentieri.
2:48:09 PM
|
|