Talvolta cercare di capire cosa succede è difficile. Tanto più se una
situazione è complicata, ancora di più se chi è esperto ha ragioni
pesanti per sostenere una cosa piuttosto che un'altra. Sullo studio del
clima c'è una situazione del genere. Ormai i soldi per la ricerca sono
pochi, quindi i ricercatori hanno un forte interesse a esaltare
l'applicazione pratica delle loro ricerche. Per dire, nessuno si
fumerebbe una analisi del clima se non ci fosse la spada di damocle del
riscaldamento globale sopra la nostra testa.
Perciò bisogna accettare con piacere un parere di una persona sicuramente preparata e quasi certamente imparziale come Roberto Vacca, che sulla rivista M!ind
(che ho comprato apposta) analizza (facendo riferimento alle fonti
originali e arrivando a conclusioni sorprendenti) la situazione del
riscaldamento globale. Accettarlo, devo dire, proprio perché è
sorprendente e perché è in disaccordo con l'opinione comune.
Adesso Beppe Caravita ha trovato una trascrizione del servizio su un forum che posso confermare essere fedele (io ho il giornale), quindi possiamo discuterne. La tesi di Vacca è che il riscaldamento globale esiste certamente, ma non è necessariamente(*) causato dall'attività umana.
I motivi per questo scetticismo sono i seguenti (fra parentesi i miei commenti):
la CO2 è responsabile solamente del 15% dell'effetto serra (wikipedia dice il 26% ma non credo cambi il discorso)
la variazione del clima è in discreto accordo con cause astronomiche (piccole fluttuazioni nell'orbita della terra e variazioni di eccentricità dell'orbita)
non
basta dire che ne produciamo 7GT/y (miliardi di tonnellate all'anno) e
che la CO2 in atmosfera cresce di 3.3GT/y per dire che l'aumento è
causato dalla nostra produzione. Il problema è che la maggior parte
della CO2 non è nell'atmosfera ma nel mare e gli scambi fra mare e
atmosfera non ancora capiti del tutto. In più nel passato si è visto che quando cresceva la temperatura cresceva anche la CO2
(e noi non c'eravamo) quindi la causalità potrebbe andare in senso
inverso: non è l'aumento della CO2 che fa crescere la temperatura ma viceversa (qui
però anche Vacca dice che "la periodicità non è precisa, come ci
attenderemmo da una sequenza di eventi che ha cause astronomiche", in
più se uno guarda i grafici vede che stavolta la CO2 è cresciuta più delle altre volte - ma se andiamo ancora più indietro nel tempo anche questo non è più vero, cfr questo grafico -)
Vacca
poi cerca di proiettare nel futuro l'aumento della CO2 utilizzando una
logistica e vede che l'asintoto è piuttosto vicino, cioè la CO2 non
dovrebbe crescere più tanto (mi sfugge però perché una logistica
dovrebbe essere appropriata, visto che la crescita della CO2 non è
necessariamente un fenomeno autolimitante come la crescita delle
popolazioni e la penetrazione di un prodotto sul mercato, ma qui ne so
poco e non mi sembra comunque un argomento centrale).
Ho discusso un po' con Beppe la cosa nei commenti ad un suo post.
Lui ritiene che il parere di un singolo, ancorché qualificato e
attendibile, si scontra con il parere unanime degli esperti
climatologi. Dal mio punto di vista l'imparzialità è molto importante e
direi che il parere di RV è da tenere in considerazione, anche se non è
politicamente corretto.
In tutto questo siamo tutti d'accordo
che estrarre il petrolio per bruciarlo è uno spreco colossale e che
deve comunque valere il principio di precauzione, ma questo non è un
buon motivo per ignorare i fatti.
(*) cioè sembra di no, ma potrebbe anche essere, bisogna capire meglio.