Non l'ho capito proprio tutto. D'altronde era nelle premesse, quando
uno scrive nella prefazione che il libro è mirato a tre categorie: gli
spettatori, i dilettanti e i professionisti, è fatale che la categoria
nel mezzo risulti un po' schiacciata. Non sono un professionista (più acusmatico che matematico), quindi non ho capito tutto.
Il libro è lo spettacolare "Il diavolo in cattedra", ancora di Odifreddi (per un po' non ne leggo più, lo giuro) che parla della logica,
dal punto di vista storico, filosofico e matematico. I capitoli
difficili sono contrassegnati con un asterisco e attenzione quando lo
vedete perché potrebbe essere l'ultima cosa che capite. In realtà
scherzo, ma non troppo. Solo a una seconda lettura ho percepito
qualcosa di utile sotto le malefiche stellette.
Mi sento di consigliarlo anche se non ho capito tutto (non so se l'ho
già detto) perché la parte di aneddoti, ricostruzioni storiche e
semplici rievocazioni di cose che una persona colta dovrebbe conoscere
(e che io perciò ho letto per la prima volta) è parecchio interessante.
E a noi che stiamo nel mezzo (matematicamente) piace farci maltrattare
intellettualmente. E poi fa piacere sapere cosa sono il modus ponens, la consequentia mirabilis e l'ex falso quodlibet.
Sarete sommersi da ragionamenti che da Aristotele in poi (passando
dagli stoici e Crisippo che doveva essere una bella testa d'uovo)
arrivano ai matematici dei giorni d'oggi. La logica proposizionale
ancora si digerisce, ma quando si arriva alla logica predicativa (in
pieno asterisco), a Goedel, Turing, Church e compagnia, l'aria è troppo
sottile, senza bombole è dura. Mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse
come cavolo funziona il lambda calcolo che (sono andato a rivedere) è
la terza volta che leggo senza capire (dopo GEB di Hofstadter e La mente nuova dell'imperatore di Penrose).
Comunque mi rimane la soddisfazione di aver (quasi) compreso alcune
altre cosette che mi erano sempre sfuggite e essermi divertito assai.
Mi è rimasta anche la controprova che i filosofi spesso sbarellano,
solo che non se ne accorge nessuno tranne quando la loro filosofia
viene assorbita dalla matematica (come è parzialmente capitato alla
logica). Wittgenstein, Russell, Leibniz, gli scolastici, Aristotele,
Platone sono spesso presi in castagna. Uno invece che si salva sempre è
Kant, tanto di cappello.
E siccome da una proposizione falsa si può provare qualsiasi cosa (ex
falso quodlibet), ho capito molto meglio come funzionano certi
ragionamenti: se manca solo una rotellina all'inizio, tutti i castelli
(sofistici) non sono che lacrime nella pioggia.