In teoria "Crime" dovrebbe essere un seguito de "Il Lercio". Invece l'ultimo romanzo di Irvine Welsh non potrebbe essere più diverso da quel concentrato di cattiveria in cui parte della narrazione era fatta in prima persona dal verme solitario del protagonista. Ray Lennox è l'ex giovane collega di Bruce Robertson, in vacanza negli Usa per riprendersi da un esaurimento dovuto alle conseguenze di un indagine sull'omicidio di una bambina. I criminali pedofili ci sono anche in America, però, e Ray si troverà a combatterli anche in Florida.
Ho letto qualche commento su Anobii e uno mi ha colpito come giusto. In realtà questo è un romanzo convenzionale, in cui l'eroe buono ma oscuro si trova a dover sconfiggere i propri fantasmi e far trionfare il bene. Nonostante qualche scivolata nella costruzione dei personaggi, non sempre convincenti, è comunque un libro che ha un buon ritmo e mantiene qualche pagina cattiva alla Welsh che non ti fa rimpiangere l'acquisto.
Come sempre Hat Tip a Massimo Bocchiola, perché tradurre Welsh è difficilissimo. Il gergo che ha inventato per i bassifondi di Edimburgo pur essendo artificiale alla fine è consistente e abbastanza azzeccato. E di traduttori estrosi che sono cappottati sul gergo sono piene le librerie.