Ci sono autori che si comprano a scatola chiusa. Per me Ian Stewart è uno di quelli, quindi ho comprato questo "L'altro segreto della vita" senza neanche leggere la quarta di copertina (che tanto mantiene una correlazione con la qualità del libro spesso inferiore al colore della copertina). Stewart analizza l'influenza delle leggi matematiche sul fenomeno della vita, seguendo le orme del pioniere D'Arcy Wentworth Thompson.
La tesi del libro è che il DNA è importante ma non è l'unico segreto della vita (da qui il titolo). L'informazione contenuta nei geni non basta a determinare la complessità di un organismo, specie se dotato di comportamento articolato. I geni non fanno altro che stabilire un insieme di regole e l'organismo (e il suo comportamento) sono caratteristiche emergenti delle regole. Questo ha due importanti conseguenze:
l'organismo e il suo comportamento possono essere molto più complessi delle regole sottostanti (ciò mi ricorda la formica di Langton)
non c'è nessuna o quasi possibilità di determinare l'organismo o il comportameto a partire dalle regole sottostanti, cosa che limita il potere miracolistico dell'ingegneria genetica
Il libro è forse un po' in anticipo sui tempi, perché la matematica che cerca Stewart non esiste ancora, quindi i capitoli centrali sono un po' appiccicati con lo sputo alla tesi centrale del libro. I fatti che presenta sono però sempre interessanti (per esempio spiega il motivo per cui in molti organismi tendono a ripresentarsi le successioni di Fibonacci) ma un po' buttati lì a caso. Se arrivate a metà e la storia vi ha un po' stancato tenete duro: il capitolo migliore è l'ultimo.