Il 29 di ottobre del 1929 la borsa di New York crollò in maniera
spettacolare, dando luogo ad una recessione ormai proverbiale e a molti
altri eventi, descritti nel libro di John Kenneth Galbraith, "Il grande crollo".
JKG scrive nel 1955 quello che forse è il suo libro più famoso, con il
suo caratteristico stile sarcastico. Una sua frase mi è rimasta
impressa:
"Il
fatto che gran parte di ciò che si ripeteva a proposito del mercato,
allora come oggi, non avesse alcuna relazione con la realtà, è
importante ma non staordinario" (pag. 70)
Una delle cose preoccupanti del libro è che Galbraith ritiene che due
delle cause più importanti della crisi, cioè la disuguaglianza nella
distribuzione del reddito e il clima di liberismo selvaggio, si erano
ridotte molto dal '29 in poi. Scrivendo nel '55 non aveva ancora visto
il ritornare del pendolo dalla parte in cui è oggi. E anche la
credulità dell'uomo della strada non deve essere diminuita molto, se è
possibile che un governo parli di ridurre le tasse proprio nel momento
in cui sta presentando una manovra economica (cioè le sta aumentando).

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