La curva di Laffer è uno degli artifici retorici che la destra americana utilizza per cercare di ridurre le tasse ai ricchi. Se n'è parlato molto al tempo di Reagan e naturalmente nessuno sui giornali ha mai spiegato cos'è.
In realtà è una cosa molto semplice, e del tutto ovvia, anche se si presta a essere usata appunto come artificio propagandistico. In assenza di tasse una tassa piccola (diciamo 1%) aumenta il gettito fiscale in maniera proporzionale alla sua entità. Aumentando però le tasse si arriva al punto in cui l'aumento diventa meno che proporzionale (la curva piega verso il basso) perché l'aumento delle tasse deprime l'economia. Proseguendo ancora l'aumento ulteriore delle tasse è talmente pesante che l'economia del paese è strangolata e il reddito fiscale effettivamente cala (siamo nella parte discendente della curva).
La parte discendente della curva è un posto strano, perché abbassando le tasse l'economia si espande tanto che in realtà lo stato incassa di più. Sono circa trent'anni che la tesi della destra americana ( la cosiddetta supply side economics) è che siamo in questa parte della curva, dove abbassare le tasse crea magicamente un surplus fiscale.
Il Wall Street Journal non perde occasione per spingere questa fantasiosa teoria, e un articolo di venerdì è caduto sotto il mirino di un blog di matematica che seguo (Good Math Bad Math) per l'uso oltre il senso del ridicolo di una serie di dati a cui è stata appiccicata una curva di Laffer che si vede ad occhio non ha nessun rapporto con i dati stessi (vedi grafico). L'articolo potrebbe essere un buon candidato alla rubrica di .mau. "povera matematica".
Mi viene in mente un detto che citava un amico fisico mentre facevo la tesi: "per tre punti passa sempre una e una sola retta, purché sia abbastanza larga".