Secondo Clotaire Rapaille, l'autore di "The Culture Code" sotto ogni oggetto quotidiano c'è un significato culturale, un codice, il nostro sentimento più profondo nei confronti dell'oggetto. Rapaille ritiene di essere in grado di trovarlo, mediante particolari sedute semi-ipnotiche (o qualcosa del genere), e nella vita fa quello che decide se bisogna mettere un cavallo nella pubblicità del dopobarba o una bella topa in quella della colla per pavimenti.
Complimenti a Rapaille che entra nella nutrita compagnia di quelli che alleggeriscono giustamente gli stolti dei loro denari. C'è un genere di libri che prende un'idea interessante e la anabolizza per ricavarne qualche centinaio di pagine. Mi sembra di aver già scritto che questo genere di libri si muove con difficoltà sul crinale fra l'ovvietà e la panzana. Ecco, in montagna con Rapaille non ci andrei.
Gli unici meriti del libro sono quelli di essere corto, di inventare un gergo interessante e di essere talvolta involontariamente umoristico.