Se leggo qualche libro in inglese è per mantenere un po' di esercizio in questo brutta ma necessaria lingua. "Portnoy's Complaint"
ha messo alla prova le mie conoscenze linguistiche, ma non esattamente
quelle che credevo: se voglio continuare a leggere Philiph Roth bisogna
che faccia un corso di Yiddish.
Il libro (scritto negli anni sessanta) è il monologo di Alex Portnoy
che racconta la sua vita sul lettino dell'analista. Una vita segnata
dall'ingombrante famiglia di Alex, con la proverbiale possessiva mamma
ebrea, protagonista di innumerevoli barzellette ("Bagnino aiuto! Mio
figlio, il dottore, sta affogando!"). Per reazione Alex diventa
un incorreggibile cacciatore di Shikse (donne non ebree). Le avventure
erotiche sono fra le parti più divertenti del libro (e anche piuttosto
esplicite, se si pensa a quando il libro è stato scritto).
Il risultato è a tratti irresistibilmente spassoso e a tratti
noiosissimo (bisogna tenere conto però che leggere pagine piene di Goy, Shikse, Putz, Meshuggene
ci si annoia molto rapidamente). Probabilmente le caricature sono
strepitose per chi ha una conoscenza del mondo ebraico americano un po'
meno sommaria della mia.
Come ho già scritto Roth scrive molto bene, e il libro mi è
discretamente piaciuto. La parte più pesante è la prima quindi se
arrivate a metà vi conviene finirlo.