Joel Spolsky sostiene
che molte persone non sono adatte a fare i programmatori perché gli
manca il neurone per la gestione dei puntatori. Molti non riescono a
capire perché
while (*s++ = *t++);
copia una stringa in un'altra perché il cervello è collegato in maniera
da non vederlo.
Mi stavo convincendo che il mio cervello fosse collegato in maniera da non capire la filosofia. Letture e discussioni del passato ne sono la prova. La lettura di "La mente e le menti" di Daniel Dennett
ha leggermente allontanato questa diagnosi definitiva. Rispetto alla
mia modestissima ed evidentemente sfortunata esperienza, Dennett è un
filosofo atipico perché scrive come un divulgatore. Per esempio, quando
introduce termini tecnici che possono confondersi con termini di uso
comune (è il caso di intenzionalità)
li spiega con attenzione. Non mi stupirebbe di venire a sapere che, per
questo stile parascientifico, è odiato dai suoi colleghi (scherzo eh?).
In questo libro D. ci racconta i suoi ragionamenti sulla mente. Cos'è
una mente secondo lui e che tipi di mente ci sono (darwiniana,
skinneriana, popperiana, gregoriana). In questo assomiglia a Turing
(non a caso il famoso saggio di Turing è incluso nel suo precedente
libro, scritto con Hofstadter "L'io della mente").
Difficile riassumere il libro, posso però citare un ragionamento che mi
ha colpito. Nel discutere della differenza fra la mente elementare, per
esempio di un robot (come siamo in grado di farli ora), e quello di un
essere umano, Dennett fa notare che, se certamente un robot elementare
non ha mente, e certamente un essere umano sì, deve esistere tutta una
graduatoria di menti intermedie perché noi siamo evoluti da molecole
primordiali la cui mente era precisamente quella (meccanica) di quei
robot. La tua bisnonna (nelle parole di Dennett) era un robot.