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lunedì 29 dicembre 2003
 

Ho letto "Koba il terribile", di Martin Amis. Il colpevole è un articolo di Sofri (A.) che lo citava di sfuggita. Come hanno scritto in molti (troppi) è un libro sulla vita di Stalin, ed è veramente impressionante. Non è completamente soddisfacente perché (non so come altro dirlo) ci spinge un po' dietro. Stalin è morto da 50 anni e non credo che sia necessario provare che fosse un feroce dittatore
(un esempio: a pag 195, e stavo quasi per smettere di leggere, Amis scrive:
[Stalin] se invece che decapitare il suo esercito, lo avesse adeguatamente preparato alla guerra, la Russia avrebbe potuto sconfiggere la Germania nel giro di qualche settimana. In tale scenario [..] si sarebbero salvate circa 40 milioni di vite[..]
quasi mi aspettavo che due pagine dopo atterrassero i marziani).
A parte questa tara ideologica inutile, il libro, dicevo, è impressionante. Soprattutto per le analogie fra lo stalinismo e l'Oceania di 1984. Orwell, evidentemente, sapeva quello che scriveva. A differenza di altri dittatori Stalin fin dai primissimi anni era perfettamente al sicuro da eventuali congiure, la sua presa sul potere era perfetta. Ciononostante è incredibile l'estensione e la ferocia delle persecuzioni, pur in assenza di oppositori. Dei 1996 delegati nel congresso del '34, 1108 vennero fatti sparire entro il '39. E questi erano fedelissimi. Neppure nella sua cerchia più intima si era tranquilli, ognuno dei suoi gerarchi aveva dato un figlio, o un fratello, o un nipote, nessuno era al sicuro, neppure i più squallidi leccaculo.

In definitiva forse sarebbe stato meglio leggere il libro di uno storico, come magari quel Conquest che Amis cita tanto, o forse no, il libro è corto e scritto bene. Per la parte sugli intellettuali inglesi ex-stalinisti ho paura che Amis stia picchiando un cavallo morto, anche se non sono un esperto in nessuna delle due categorie.




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