Azar Nafisi insegnava letteratura inglese nel suo paese, l'Iran. Poi la rivoluzione, Khomeini, il velo, l'oppressione femminile. U regimi autoritari sono brutti ma una teocrazia dev'essere qualcosa di atroce. Il modo di reagire di A.N. è quello di mantenere i propri gusti letterari e insegnarli, fino al limite legale all'università e oltre quel limite in seminari privati. Arriva un punto però in cui non si può più sopportare per compiacere il regime ed è giunta l'ora di abbandonare il paese.
"Leggere Lolita a Teheran" è stato esaltato da personaggi e giornali discutibili quindi ero preparato al peggio. Invece, se lo si legge dal punto di vista dell'autrice (piuttosto elitario, bisogna premettere) è una storia commovente. Non traccio paralleli con "L'attimo fuggente" perché saranno venuti in mente ad ogni lettore.
Il libro si mantiene fortunatamente abbastanza freddo, quasi accademico. La vera passione dell'autrice è la letteratura, le sue lezioni devono essere molto belle. In questo modo il romanzo non si trasforma in un polpettone sentimentale sull'oppressione del governo cattivone, con mio sollievo. E' un po' lento nella prima parte ma da metà in poi si legge molto volentieri. Una sorpresa positiva.