Sarebbe bello riunire persone di grande intelligenza, farli discutere di un argomento importante e vedere cosa dicono. E' una cosa che John Casti si è specializzato a fare, senza però smuovere i personaggi (di solito peraltro defunti) perché ci pensa lui a immaginare cosa avrebbero potuto dire e lo scrive in un libro.
E' una forma di letteratura potenzialmente molto fruttuosa ma non sono del tutto soddisfatto di come Casti la porta avanti. In questo "I cinque di Cambridge" immagina che Turing, Wittgenstein, Schrödinger, Snow e Haldane si riuniscono per discutere se i calcolatori possono pensare. Molti dei discorsi sono interessanti (specie quelli contrari di Wittgenstein che propone un argomento simile a quello della stanza cinese di Searle) ma, avendo letto Hofstadter, impallidiscono nel confronto. Comunque l'ho letto con piacere.