Molte volte i libri che non mi piacciono non arrivo a commentarli perché li abbandono prima della fine. Non è il caso di "Ogni cosa è illuminata" di Jonathan Safran Foer che ho sperato mi piacesse fino alla fine. Il libro è famoso e la storia è nota: è la ricerca delle proprie radici da parte del giovane Jonathan, accompagnato dall'interprete Alex, il nonno di Alex e il cane scoreggione.
La storia non è malvagia, e Foer non scrive malissimo, ma abusa di espedienti letterari. Parte del libro è scritta da Alex in un inglese approssimativo che dovrebbe essere divertente. L'espediente è irritante (non so se peggiorato dalla traduzione ma non credo). Un'altra parte è il racconto della storia degli antenati nello Shtetl ucraino e almeno è leggibile, anche se dovrebbe essere graziosamente surreale e a mio parere non ci riesce. Non mi è piaciuto.