Avevo già letto un paio di libri di James Ellroy parecchi anni fa. Non mi erano piacuti molto, perché non capivo la necessità di ambientarli nella Los Angeles degli anni '40, cosa che li rendeva di fatto delle imitazioni dei libri di Raymond Chandler. Però credo che prima o poi andrò a vedere il film (anche se De Palma non mi fa impazzire) quindi era il momento di leggere quello che viene definito come il suo capolavoro: "La Dalia Nera".
E' la storia di due poliziotti ex pugili, Dwight e Lee e delle indagini per risolvere il mistero dell'assassinio di un'aspirante attricetta, Elisabeth Short. L'omicidio della Short è una storia vera, uno dei più famosi delitti irrisolti della storia della California. I metodi violenti della polizia, le ragioni dei personaggi, la brutalità dell'omicidio, le ossessioni di Dwigth e Lee si intrecciano per costruire una trama che tiene in ballo decine di personaggi con una spettacolare opera di equilibrismo.
Normalmente non mi piacciono le trame complicate e non reggo i colpi di scena a ripetizione, ma qui funzionano e riescono a farmi dimenticare l'ambientazione ancora una volta artificiale (purtroppo ho letto Chandler) che temo renderà il film una schifezza. Anche perché Hollywood farà carne di porco della splendida trama a incastro che Ellroy ha costruito con tanta fatica (belle attrici, però). Gran bel libro.